Patto di Famiglia e Trust, l’evoluzione inaspettata di un caso apparentemente semplice

Carissimi,

quelli di voi che negli ultimi tempi ho incontrato in aula, mi hanno visto portare questo caso come esempio di una brillante soluzione nell’ambito del passaggio generazionale dai genitori imprenditori ai figli del patrimonio costituito integralmente da imprese. La vita però riserva sempre (e dico purtroppo) inaspettate ed imponderabili vicende che costringono a repentini cambi di rotta per far fronte agli accadimenti, possibili solo per l’elasticità e la lungimiranza della soluzione scelta.

 

LA PREMESSA

La Famiglia Bianchi

Paolo e Marta sono due coniugi anziani che hanno deciso di pianificare il passaggio generazionale in azienda per tempo e con serenità; hanno due figli, Franco e Federico che, sebbene abbiano sempre condiviso le scelte dei genitori, hanno attitudini diverse ed interessi diversi. Franco si è interessato e prodigato nell’azienda di famiglia insieme al padre (diremo Operativa srl), mentre Federico è un professionista che opera in modo indipendente, non ha mai avuto alcun coinvolgimento nell’Operativa ma ha seguito con interesse l’Immobiliare di famiglia (società semplice). La famiglia poi ha una seconda società immobiliare (sas) che detiene il complesso di residenza di tutti i componenti della famiglia.

Nel dettaglio: Paolo possiede il 90% delle quote della società Operativa (il 10% è di Franco), il 10% della A società semplice (45% di Franco e 45% di Federico) e il 30%, quale socio accomandante, della sas immobiliare (30% come accomandante di Marta, Franco e Federico accomandatari con il 20% ciascuno).

Marta possiede l’80% delle quote di Immobiliare ss (20% suddiviso equamente tra Franco e Federico) oltre al 30% della sas come accomandante.

Quando è stato valutato il passaggio generazionale, i valori delle società sono stati individuati di comune accordo tra genitori e figli per cui non è stato necessario effettuare alcuna perizia, sebbene lecita ed ammissibile.

Franco e Federico sono entrambi sposati con due figli ciascuno e tutti di minore età.

L’intenzione di Paolo e Marta è quella di procedere con una divisione e attribuzione delle società che tenga conto delle aspirazioni diverse dei Figli tenendoli indenni dalle imponderabili vicende personali, professionali e familiari.

Abbiamo deciso di procedere con la sottoscrizione di un patto di famiglia e di un trust.

Con il patto di famiglia abbiamo disciplinato i seguenti trasferimenti:

A Franco – il 90% della società Operativa srl con contestuale corresponsione del valore della quota nei confronti di Marta e Federico; il 10% di A ss con contestuale corresponsione del valore della quota nei confronti di Marta e Federico; il 30% della sas quale socio accomandante diventando debitore del corrispondente valore nei confronti del fratello Federico.

A Federico – l’80% delle quote della Immobiliare ss da parte di Marta con contestuale corresponsione del valore della quota nei confronti di Paolo e Franco; il 30% della sas quale socio accomandante diventando debitore del corrispondente valore nei confronti del fratello Franco.

In forza delle acquisizioni che i Figli convengono di fare, si crea una situazione nella quale si impegnano a liquidare somme rilevanti ai genitori oltre che a soddisfare diritti di credito che reciprocamente vantano l’uno verso l’altro. I figli non hanno le somme disponibili; i genitori, pur avendo altre disponibilità di cui vivere, sono consapevoli che l’avanzare dell’età potrebbe vederli bisognosi di altre risorse per cure ed assistenza per cui non sono disposti a rinunciare, ma si accontentano che l’obbligazione dei figli nei loro confronti sia vitalizia, a semplice richiesta ed in funzione delle disponibilità del momento.

I diritti di credito fra i due fratelli sono regolati da un’ulteriore divisione di comune accordo che vede Federico dare a Franco il suo 45% di A ss, mentre Franco dà a Federico il suo 10% di Immobiliare ss.

Rimane il diritto di credito dei genitori nei confronti dei figli che, per essere garantito da eventuali interferenze esterne relative ai rapporti personali dei figli, viene disciplinato con un trust che ha nel fondo le componenti reddituali del patrimonio trasferito. I diritti di credito dei genitori vengono sostituiti dalle posizioni beneficiarie del trust a valere sui redditi che dovranno essere accumulati sino a concorrenza degli importi reciprocamente convenuti ed attribuiti ai beneficiari Paolo e Marta quale garanzia ed adempimento delle obbligazioni scaturenti dallo stesso patto di famiglia.

Il trust viene istituito nell’ambito del patto di famiglia come mero strumento di garanzia. I beneficiari garantiti sono Paolo e Marta mentre i Beneficiari finali sono i figli ognuno per il proprio sottofondo che all’interno ha destinati i beni suddivisi dal patto di famiglia. In questo modo è stata operata una netta distinzione tra chi sia il destinatario finale delle attività e chi sia il destinatario di parte delle utilità economiche. L’interposizione del trustee garantisce la segregazione del fondo da eventuali aggressioni esterne fino al soddisfacimento delle obbligazioni assunte, opera una netta suddivisione con effetti reali tra controllo e gestione delle attività: infatti i figli sono coinvolti direttamente nella gestione quotidiana ma il trustee deve comunque garantire che l’indirizzo decisionale delle società contemperi i diversi interessi beneficiari.

Il patto di famiglia e il trust per il passaggio generazionale, se singolarmente attuati, non sempre sono sufficienti ad evitare l’insorgere di future problematiche, mentre se concertati rappresentano una valida e sicura soluzione.

 

L’EVOLUZIONE DEI FATTI

Nel giugno del 2019 a Franco, il figlio imprenditore, è stata diagnosticata una grave forma tumorale purtroppo incurabile e Franco è deceduto prima della fine dell’anno, lasciano una moglie, due figli ancora minorenni e le aziende da lui gestite senza alcun successore.

Alla morte di Franco il papà Paolo ha avuto un crollo emotivo talmente grave che non si è più ripreso ed è deceduto a marzo di quest’anno.

Federico, il figlio libero professionista, all’inizio dell’anno scorso si è invaghito di una donna straniera, si è separato dalla moglie e si è trasferito a vivere all’estero.

 

COME SI PUO’ PROSEGUIRE NELLA GESTIONE?

Purtroppo una serie di vicende estremamente negative ha colpito questa famiglia che, quando l’abbiamo conosciuta, sembrava quella del “Mulino Bianco”.

 Il Trustee, che fino al decesso di Franco e Paolo, garantiva principalmente la segregazione del fondo e il soddisfacimento delle obbligazioni liquidatorie assunte dai figli nei confronti dei genitori, si ritrova ad essere protagonista nell’arduo compito della gestione di un patrimonio composto da aziende che sono state sempre gestite dalla famiglia.

Il Trustee si trova anche a dover provvedere, con la collaborazione della mamma Marta, al sostentamento della famiglia di Federico che si è trasferito all’estero ed ha lasciato due bambini ed una ex moglie senza troppo preoccuparsi del loro futuro.

Quello che vi voglio sottolineare è che una soluzione, ipotizzata e realizzata con presupposti completamenti diversi, nella sua enorme elasticità si è rivelata congrua ed adattabile ad accadimenti imponderabili.

Vi terrò aggiornati, a presto. Sabrina Numa

 

Tratto da: https://ancp.eu/2020/06/15/patto-di-famiglia-e-trust-levoluzione-inaspettata-di-un-caso-apparentemente-semplice/

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